Le persone che si dedicano ad attività di volontariato lo fanno nella convinzione di rendersi utili nel fare del bene agli altri o a cause importanti in cui credono, come l’ambiente, la salute o la tutela del patrimonio storico-artistico e molte altre ancora.
Un impegno lodevole, certo, ma non privo di rischi: i volontari che lavorano in ambito sanitario, a contatto con persone malate o presso strutture come ospedali o case di riposo, potrebbero ad esempio contrarre malattie o infezioni mentre chi opera ai fini della tutela delle zone naturali potrebbe slogarsi una caviglia o avere un infortunio a causa di una caduta.
Naturalmente chi presta attività di volontariato fa ogni cosa sia in suo potere – scongiuri compresi! – per evitare questi inconvenienti, ma pur prestando tutta l’attenzione del mondo una certa dose di rischio rimane sempre ed è per questo motivo che, per legge, tutti i volontari devono essere protetti da una polizza specificamente siglata dall’associazione benefica di cui fanno parte.
Sempre secondo la legge (la n. 266/91) tre sono i requisiti obbligatori delle polizze al servizio del volontariato: tutela in caso di infortuni, di malattie e in tutte quelle circostanze che vanno a coinvolgere la responsabilità civile (es. danni provocati non intenzionalmente ad altri). Grazie a queste garanzie, e in presenza di adeguati massimali e franchigie, ogni volontario si sentirà protetto e sereno in ogni circostanza.
30/06/2016 - Categoria: No Profit - Da: ZenzCom - 45 letture
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